mercoledì 27 gennaio 2010

Se questo è un uomo



Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,la malattia vi impedisca,i vostri nati torcano il viso da voi.


Queste parole le leggo ogni mattina quando arrivo nel mio ufficio. Qualche anno fa mio fratello di ritorno da una missione di pace mi portò da Sarajevo un poster in ricordo dei morti di Srebrenica

C'è scritto: 28.000 mila vittime aspettano ancora un nome , 10.000 di queste aspettano ancora di essere ritrovate . Molti responsabili rimarranno impuniti. Nel poster ci sono le foto degli indumenti trovati nelle fosse comuni e il brano di Primo Levi "Se questo è un uomo"


Ma oggi,al di là del ricordo delle vittime della Shoah, al di là delle commemorazioni che in tutto il mondo si stanno celebrando io voglio ricordare tutte le altre vittime della malvagità umana , che non conosce limiti e penso a quante parole oggi si sprecheranno sull'altare della retorica .. Non dimenticare per far si che non si ripeta piu' la tragedia immane che si consumò nel cuore dell'Europa e io dico: non dimentichiamo che ci sono vittime innocenti anche oggi , vittime dell'incuria, vittime di quel sistema economico che dà tanto ai pochi e troppo poco ai tanti . Proviamo a leggerle con il cuore le parole che ci ha lasciato Primo Levi e forse scopriremo che ancora oggi c'è chi vive sicuro nelle tiepide case e c'è invece chi lotta ogni giorno per la sua stessa sopravvivenza ..

E Consideriamo se questo è un uomo quello che a Rosarno vive nel freddo, nel fango, nella sporcizia, non ha acqua, nè luce e si alza al mattino quando è buio e torna alla sera quando è buio;

Consideriamo se questo è un uomo quello che ad Haiti scava a mani nude per ritrovare i propri cari, quello che è disposto anche ad uccidere per un sacco di farina o una bottiglia di acqua;

Consideriamo se questo è un uomo quello che vediamo smembrato nelle immagini del TG della sera perchè vittima di un attacco terroristico che non fa differenza tra un bambino , un vecchio o una donna ;


E consideriamo se questa è una donna quella violentata, uccisa, sepolta fino alla cintola e presa a colpi di pietra;


Consideriamo se questa è una donna quella che a Favara si strappa i capelli e piange tutte le sue lacrime dietro due bare bianche, che invoca il nome delle sue figlie morte, per l'incuria e la superficialità di qualcuno;


Meditiamo, su quello che è stato e su quello che continua a essere tutti i giorni.
Mi vengono in mente le parole di Anna Frank che, nel tempo della follia assoluta credeva ancora nell'intima bontà dell'uomo. Io, sempre piu'spesso, faccio fatica a crederci.











mercoledì 13 gennaio 2010

Una donna di nome Sibilla. FemminilMente la ricorda a 50 anni dalla sua scomparsa


Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Son stata amore».

Così nella lettera dell’11 Luglio del 1927 Sibilla Aleramo esprime la sua condizione esistenziale. Che cosa vuol dire essere una donna? Al cogito ergo sum di Cartesio sostituisce l’Amo dunque sono. L’amore non è solo quello dei «brividi nella carne», ma è ciò che la rende ogni volta nuova, libera, come ogni donna dovrebbe essere. Il cuore del femminismo con Sibilla Aleramo non consiste solo nell’assumere diritti e doveri degli uomini, non è cioè rendersi uguali agli uomini, ma poter essere libere di amare, vivere, e persino morire come una donna e, tutto questo per Sibilla, significa scrivere. Si può dire che l’amore è l’essenza della poetica di Sibilla Aleramo. «Il poco che una donna riesce a realizzare nel campo della poesia è il risultato di una tensione infinitamente più tremenda della tensione virile». La tensione prodotta dalla dimensione assoluta di un vivere diverso che Sibilla paga sulla propria pelle: «La società non mi perdona proprio questo, non mi perdona che io vada sola ed indifesa, io donna, e che così condanni implicitamente, anche in silenzio il suo modo d’essere, le sue corazze, i suoi pugnali, i suoi veleni. Non mi perdona, e si vendica, ed è logico». Sibilla inizia a scrivere poesie molto tardi: «iI canto si è sprigionato da me tardi, tanto tardi, quando mi son trovata per la prima volta lontana da ogni soggezione spirituale, lontana da tutti, sola, con tanto amore in petto, ma libera, nessuno vicino che potesse udire la mia voce, nessuno più che mi tenesse, timida, muta». Sibilla canta l’amore come canta il suo essere, melodia. Riguardo ai suoi amori: «E gli uomini han creduto che io perseguissi l’arte, la libertà, la voluttà... Ma nello stesso tempo vedevano su di me il segno ineffabile di qualcosa che trascendeva tutto ciò. Ali intorno alla fronte...Aliante mondo inespresso...Parole che furon visioni e ancor non dissi...Sono tutti motivi che ritornano nei miei poemi a grandi distanze». Sibilla canta la sua unicità, la sua particolarità e cerca e a volte trova nelle braccia degli uomini che ama ciò che la distingue da qualunque altra nell’atto dell’amore così come nell’atto creativo della sua poesia. «.. Diversa da ogni altra, insostituibile, sola e di me stessa signora» Anticipando di molti anni quello in cui ci riconosciamo donne al tempo d’oggi Sibilla Aleramo ci ricorda che l’amore, non esiste come valore assoluto, che può trovare espressione nell’arte, ma soprattutto che l’amore è l’invenzione di una donna. «Perché io son nata poeta, non santa».