lunedì 28 dicembre 2009

I migliori anni della nostra vita...

Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa e che è
bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa io come un gentiluomo e tu
come una sposa mentre fuori dalla finestra si alza in volo soltanto la polvere
c'è aria di tempesta. Sarà che noi due siamo di un altro, lontanissimo pianeta
ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta tutti vogliono tutto, per
poi accorgersi che è niente noi non faremo come l'altra gente questi sono e
resteranno per sempre i migliori anni della nostra vita, i migliori anni della
nostra vita stringimi forte, che nessuna notte è infinita i migliori anni della
nostra vita. Stringimi forte, che nessuna notte è infinita i migliori anni della
nostra vita.

venerdì 25 dicembre 2009

Piazza Armerina, stasera presso la Chiesa di Fundrò concerto di arpa e chitarra

Stasera alle ore 20,00 presso la Chiesa di San Rocco (Fundrò) sita in Piazza Garibaldi, nell'ambito del programma natalizio predisposto dall'Amministrazione comunale, si terrà a Piazza Armerina un concerto di arpa e chitarra. Si tratta di un concerto del duo "Affinity duet", composto dall'arpista Matilde Verdiana Pinto e dal chitarrista Mario Scirè Chianetta. L'arpista Matilde Verdiana Pinto è nata a Messina nel 1978. Ha studiato Arpa presso il Conservatorio A.Corelli di Messina con vari insegnanti:M.L.Lorè,M.Calarco,L.Clementi,V.Madini Moretti, L.Rossi. Si è perfezionata con i maestri: Judith Liber, Lucia Clementi, Lisetta Rossi. Si è diplomata in Arpa nel 2000. Ha conseguito il perfezionamento teorico-analitico con il massimo dei voti, sotto la guida del M° Mario Musumeci, contribuendo inoltre con un saggio alla stesura dei Quaderni del Conservatorio Corelli di Messina"Analisi e Interpretazione" editi dalla casa editrice Samperi ed una pubblicazione sulla Rivista di Teoria e Pedagogia musicale"ANALISI", edita dalla casa editrice Ricordi. Ha più volte collaborato in qualità di arpista con il Teatro "Vittorio Emanuele" il " Taormina Opera Festival " e l’Orchestra "F. Cilea" di Palmi accompagnando Katia Ricciarelli in concerto.
La prima parte del concerto sarà dedicata ad un repertorio di brani classici della tradizione natalizia eseguiti in duo con chitarra ed arpa classica, a cui seguirà una seconda parte dedicata all'esecuzione di assoli per chitarra e arpa classica. La conclusione del concerto sarà affidata ad un repertorio di musica celtica anche di tradizione natalizia, eseguito con l'arpa celtica.
L'Arpa
L’Arpa è uno strumento musicale a corda pizzicata, dotato di 47 corde tese tra la cassa di risonanza e una mensola, con un'estensione di 6 ottave e mezza e intonato in do bemolle maggiore. I suoni estranei a questa tonalità si possono ottenere agendo su 7 pedali a doppia tacca; ogni corda è in grado di produrre tre note diverse ed è possibile costruire una scala cromatica. L'arpa, che è giunta alla forma attuale attraverso continui perfezionamenti e modificazioni, è strumento antichissimo, noto inizialmente in Asia Minore e in Egitto: documentato fin dal 3000 a.C., se ne ha un esemplare che risale al 2700 e proviene dall'area sumero-mesopotamica. L'arpa celtica, o arpa gaelica, denominata in gaelico scozzese "clàrsach" e in irlandese "cláirsach", è uno strumento a corde tipico dei Paesi europei di area celtica. I primi esempi di arpa celtica sono da ricercare in Scozia, dove compare durante l'ottavo secolo; successivamente si diffonde in Irlanda a partire dal dodicesimo secolo e poi in Galles e Bretagna.
L'arpa triangolare celtica si differenzia dall'arpa classica usata nelle orchestre sinfoniche. Infatti, è più piccola rispetto all'arpa classica e, a differenza della grande arpa da concerto, l'arpa celtica non ha i pedali, le chiavi, chiamate lever, con cui si ottengono i semitoni. Le corde delle arpe celtiche antiche erano metalliche oppure di budello di pecora; oggi possono essere anche in nylon oppure in carbonio, e si possono suonare con i polpastrelli, mentre le corde in metallo si suonano con le unghie.

La musica celtica
Il termine "musica celtica" costituisce senza ombra di dubbio una pura definizione di comodo, normalmente associata ad un insieme di tradizioni musicali che presentano tra loro alcune analogie che sono ben distinte e fortemente connotate, in quanto sarebbe più corretto parlare di "musiche dei paesi di tradizione celtica". Tale genere musicale comprende infatti un ampio spettro di generi musicali, che si sono evoluti dalle tradizioni e dalla musica folk delle popolazioni celtiche dell'Europa Occidentale. Il termine musica celtica può essere riferito sia alla musica di tradizione oralmente trasmessa che alla musica popolare con alcune somiglianze superficiali agli stili folk dei popoli celtici. La musica celtica, essendo una musica popolare, una "musica del popolo", non è prettamente di tradizione scritta, come la musica sacra o colta, ma per lo più nel corso dei secoli è stata tramandata oralmente.

domenica 20 dicembre 2009

Gli abbracci spezzati di Almodovar: "Un film va comunque finito, anche alla cieca..."


Domenica scorsa ho visto "Gli abbracci spezzati", ultimo incantevole film di Pedro Almodovar con un'intensa Lena-Penelope Cruz. Ho sempre amato questo regista dallo sguardo un pò melodrammaticamente folle, col suo senso della commedia nera e del dramma grottesco, con i suoi tempi cinematografici dilatati a volte in modo persino fastidioso...Devo dire che, per una serie di motivi, forse per pigrizia intellettuale, ultimamente mi sono lasciata scappare i film di Almodovar. Ma questa volta ho deciso che non avrei potuto perderlo e, non appena ho visto il manifesto affisso, mi sono precipitata al cinema...

Vorrei partire dalla battuta finale del personaggio-regista non più vedente Hurry Caine, l'uomo che guarda il mare con gli occhi del cuore, alias Mateo Blanco (forse l'alter ego di Pedro?): "Un film va comunque finito, anche alla cieca..." Qualcuno cercando di stroncare ad ogni costo l'ultimo di Almodovar (oggettivamente instroncabile) chiariva la battuta spiegando che evidentemente l'intento e il presupposto di partenza del regista fossero stati rappresentati ne "Gli Abbracci spezzati" dal "girare al buio"...In realtà il regista ci offre con questa battuta apparentemente sprezzante uno spiraglio sulla vita e sulle relazioni umane. La vita, proprio come un film, va costruita, "montata" giorno per giorno, perchè ogni cerchio alla fine possa essere chiuso, perchè ogni legame e ogni evento possa conoscere la sua realizzazione finale. E il melodramma, poi, è condotto ne "Gli abbracci spezzati" fino al parossismo del demenziale e dell'insensato, l'atmosfera -strada facendo- è fintamente da giallo-thriller per giungere, alfine, alla banalità di un incidente senza un perchè e senza un per come. Signore e Signori, ecco a voi servita la vita...

La scena dell'ultimo bacio al rallentatore prima della morte, un bacio guardato e dilatato all'infinito dal protagonista, quasi a volere convincersi e convincerci che possano esserci legami e passioni che durano per sempre (anche se sai che "per sempre" non esiste, per dirla con il deboluccio ma a tratti commovente "Saturno contro" di Fernan Ozpetek) mi ha fatto pensare ad una scena indimenticabile e dai tempi cinematografici volutamente ed infinitamente dilatati, tratta da una delle pietre miliari della cinematografia romantica, "Il Dottor Zivago". La scena in cui Lara va via per sempre sulla slitta e si volta indietro e Yuri corre sù nella casa di ghiaccio per guardarla allontanarsi per l'ultima volta sapendo che non si rivedranno mai più...

Prima di vedere il film qualcuno mi aveva detto che era un film difficile, "pesante" (come usa dire), un film sulla violenza nei confronti delle donne. Ma temo che non sia così. Questo è un film sulle passioni, sulla loro capacità di ridare la vita a chi ormai è rassegnato, ma anche sulla loro facoltà di tramutarsi in elementi destruenti. Le passioni, che attraversano le vite di questi tre personaggi, lui-lei-l'altro, in un trionfo di inquietanti clichè, che seguono il marito-non marito che fa pedinare sul set la moglie-non moglie (che nel backstage sussurra il suo tormento al regista-amante) ma che, in questo caso, non si accontenta delle immagini senza sonoro, ma le fa doppiare da un'attrice (o logopedista?) appositamente ingaggiata, che legge (senza alcuna intonazione) le parole attraverso il movimento delle labbra. Labbra che non emettono suoni, occhi ciechi che montano le scene di un film senza vederle, incongruenze volutamente cercate e condotte con tocco delicato ma crudele al contempo, che costituiscono esse stesse la forza e la poesia del film. E poi, le citazioni dei grandi classici del cinema e persino di sè stesso, soprattutto la scena divertente che cita "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", in "Ragazze e valigie" in fase di montaggio finale, il film della vendetta del magnate Ernesto da dovere finire anche alla cieca. Sullo sfondo, un interrogativo sul potere evocativo del cinema e sulle sue leggi spietate. Cinema e vita.

Per concludere, una domanda che trae spunto dal titolo del film: esistono abbracci che non si possono spezzare, legami che non si possono sciogliere?...Probabilmente no, ma forse preferiamo immaginare (o illuderci) che esistano...

giovedì 10 dicembre 2009

"Io vi dico quante volte sono venuto a voi e non mi avete riconosciuto..."




Oggi vi racconterò una storia. Una storia moderna ma dal sapore antico che sono certa vi riporterà indietro a tanti secoli fa... Inizia in Eritrea, una terra bellissima, dal greco erythros che significa "rosso" come il mare su cui si affaccia.

Dovete sapere che in Eritrea vige una dittatura tra le peggiori al mondo. Le violente politiche repressive e antidemocratiche attuate dal governo eritreo colpiscono soprattutto la popolazione in un paese ormai ridotto al terrore, in cui la sola presunzione di un’idea può costare l’imprigionamento, la tortura, la mutilazione o la morte. Un paese in cui sistematicamente vengono violati i diritti umani e civili e in cui la popolazione è continuamente vessata .
E' un paese in cui è vietata la libertà di culto alle confessioni religiose minoritarie e migliaia di Cristiani Ortodossi, Cristiani Evangelici, Musulmani e altri gruppi religiosi vengono perseguitati e imprigionati senza formalizzazione di atti di accusa e senza processo, in condizioni disumane.
Dal 2000 sono innumerevoli gli sbarchi clandestini di cittadini eritrei sulle coste italiane. Essi fuggono a rischio della loro stessa vita da una situazione di repressione umana e politica e dal blocco delle attività produttive sacrificate alla totale militarizzazione del paese.Il servizio militare, infatti, in Eritrea è obbligatorio ed a tempo indeterminato. Gli studenti delle scuole superiori sono costretti a frequentare l’ultimo anno scolastico presso i campi di addestramento militare. Il servizio di leva si svolge in condizioni di estremo disagio e di inaudita violenza, soprattutto nei confronti delle giovani reclute femminili che sono spesso oggetto di stupro da parte dei superiori in grado.
Per sfuggire a questa situazione migliaia di eritrei sono costretti a fuggire dal loro paese tentando di arrivare sulle coste italiane.


Anche Yohanes e Terhas sono giunti in Italia per vie che solo la disperazione può far sopportare. Molti dei loro compagni di viaggio sono morti in mare, nel deserto, nelle carceri libiche o tunisine perchè i respingimenti spesso violano i diritti umani ed essere riportati indietro per molti significa firmare la propria condanna a morte.
Yohanes e Terhas sono giovanissimi e hanno una responsabilità in piu'. Un bambino che deve nascere e loro non vogliono che nasca in un paese dove non c'è libertà. E' per lui che salgono su un barcone. Profughi tra i profughi, disperati tra i disperati. E' il settembre del 2009 e il barcone strapieno di umanità sofferente, nelle gelide acque del canale di Sicilia si inabissa. Molti non ce la fanno e a Yohanes e a Terhas non rimane altro che rimanere aggrappati ai resti del barcone in attesa che qualcuno venga a salvarli. Nelle lunghe ore passate in acqua l'unico pensiero è per il piccolo che Terhas porta in grembo. Se si salveranno, se riusciranno ad arrivare sulle coste siciliane, se il piccolo sopravviverà e sarà un maschio lo chiameranno Musie, Mose', salvato dalle acque... E arrivano i soccorsi e qualcuno tende loro un mano e tante altre mani si tenderanno per accoglierli in terra di Sicilia.
E' così che arrivano al centro di accoglienza di Sant'Angelo di Brolo in provincia di Messina. E' qui che vengono rifocillati, accuditi, è qui che raccontano di quello che hanno patito, è qui che la loro vita incrocia quella di un giovane medico che ha un nome bellissimo: Angela. E' quel giovane medico che si prende cura di loro e del piccolo Musie, nato in Italia, nell'ospedale di Patti, il 19 di ottobre; ed è Angela che telefona alla sua famiglia per comunicare loro che porterà a Piazza Armerina la piccola famigliuola; ed è sempre Angela, sostenuta dalla sua meravigliosa famiglia, che troverà a Yohanes un lavoro, una casa piccola ma accogliente; ed è Angela che si occuperà di tutti i loro documenti, arrivati come per incanto in un tempo brevissimo.
C'ero anch'io con mia figlia e tanti amici giorno 7 dicembre ad accogliere Yohanes, Terhas e Musie nella loro nuova casa a Piazza Armerina. Ed è stata una festa bellissima. Loro non parlano l'italiano ma l'amore, si sa, non conosce frontiere nè lingue. E' stato un momento di grande commozione, un vero dono di Natale . In quella piccola casa ognuno di noi ha ricevuto qualcosa. Non sono stati Yohanes con Terhas e il piccolo Musie a ricevere qualcosa da noi ma noi ad avere da loro un regalo immenso che si chiama felicità e di cui spesso ci dimentichiamo...
Vi ho raccontato questa storia perchè anche questo può essere un modo per ringraziare Angela, la sua straordinaria famiglia e tanti amici che con grande generosità hanno voluto contribuire a sostenere questa nuova famiglia arrivata qui da un paese lontano. Ho voluto raccontarvi questa storia perchè credo fermamente che un piccolo Gesu' Bambino sia arrivato nella nostra città ... ho voluto raccontarvi questa storia perchè in un mondo in cui " l'altro " ci fa paura il sorriso di Yohanes, Terhas e Musie ci ricorda che non esistono gli "altri" e i "diversi" ma tutti siamo profughi su questa terra che è di tutti. Voglio dirvi un'ultima cosa se ancora avete qualche dubbio. Yohanes in Eritrea di mestiere faceva il falegname ....



mercoledì 9 dicembre 2009

Il mondo guarda a Copenanghen


Se i grandi della terra non agiranno adesso per ridurre i gas serra, il pianeta andra' incontro a estinzioni di massa di specie animali e vegetali, migrazioni di massa e carestie, una bomba destabilizzante per la pace nel mondo. Il Presidente Obama e gli altri leader hanno adesso l'opportunita' di garantire a tutti noi un futuro sostenibile di pace, ed entrare cosi' nella storia.

martedì 8 dicembre 2009

Provincia di Enna: revocato l'incarico all'Assessore Di Simone


Revocata la delega all'Assessore provinciale al Bilancio, Ilaria Di Simone dal Presidente, Giuseppe Monaco. Fin dall'inizio della legislatura una serie di incrinature tra Amministrazione, Consiglieri di maggioranza, esponenti di partito avevano fatto scricchiolare la maggioranza di centrodestra che governa la Provincia Regionale di Enna. L'ultimo e più grave episodio, che nel giro di poche ore ha determinato una reazione a catena, un vero e proprio terremoto politico, è stato la bocciatura nell'ultima seduta di Consiglio provinciale della variazione proposta dalla Giunta provinciale in sede di assestamento di bilancio, seguita a ruota, sempre nel corso della stessa seduta, da un atto di censura di ben tredici Consiglieri provinciali su venticinque ai danni del Presidente del Consiglio provinciale, Massimo Greco. E' appunto di ieri mattina la notizia della revoca della delega all'Assessore Di Simone dopo che, stando a sentire voci accreditate, erano state invano sollecitate le sue dimissioni volontarie in almeno altre due occasioni precedenti, a seguito delle posizioni critiche nei suoi confronti da parte dei due Consiglieri di centrodestra, Faraci (La Destra) e Sutera (AD), che sostenevano di concerto con i loro rappresentanti provinciali di partito che la Di Simone ormai in Giunta non rappresentasse alcun partito politico. Per tentare di ricomporre il quadro, è stata indetta per sabato prossimo una riunione al vertice tra i rappresentanti provinciali dei partiti di centrodestra, che tratterà sicuramente anche il punto relativo alla situazione della seconda carica istituzionale, la Presidenza del Consiglio, in quanto a seguito dell'atto di censura nei suoi confronti, il Presidente Greco avrebbe messo a disposizione della coalizione la sua carica. Oltretutto, vi sarebbero problemi anche in casa Udc, in quanto i due Assessori, Lantieri e Litteri, pare che non godano della fiducia dei Consiglieri provinciali del loro partito, in rappresentanza del quale interverrà il Commissario provinciale, On. Giuseppe Drago.
Staremo adesso a vedere cosa succederà. Se il centrodestra provinciale si ricompatterà (magari per qualche settimana in attesa di litigare e reimpastere di nuovo) o se si andrà a nuove elezioni...
Frattanto, il Consigliere provinciale Francesco Spedale, Capogruppo del PdL, vicino all'On. Leanza e sostenitore della Di Simone, pare si sia espresso chiaramente, dichiarando che non parteciperà alle trattative ed invitando il Presidente Monaco a farsi garante della ricucitura della coalizione.

Probabilmente, il vero problema della compagine di centrodestra che attualmente ci governa in Provincia è costituito dal fatto che troppe maglie sono state finora aperte e su qualsiasi versante, dai governi ai sottogoverni. L'errore del Presidente Monaco è stato forse cedere alle pressioni politiche, reimpastando la Giunta ad ogni alito di vento? Non sarebbe forse stato più corretto nei confronti anche degli elettori che tanta fiducia avevano riposto nel cambiamento, che ritenevano rappresentato da lui, andare avanti con la stessa squadra e porre attenzione sui reali problemi della gente, piuttosto che sulle beghe e sottobeghe della politica? A questi e altri interrogativi preferiamo non rispondere. Però, ci viene in mente lo slogan utilizzato dal dott. Monaco all'indomani della vittoria alle Amministrative del 2008: "La svolta è iniziata..."

Che dire? Se la gente avesse saputo che la svolta era questa forse non avrebbe svoltato e si sarebbe tenuta il centrosinistra?...

domenica 6 dicembre 2009

Milano-Palermo: andata e ritorno...


Arrestati ieri i numeri 2 e 3 della mafia, rispettivamente Giovanni Nicchi, 28 anni, e Gaetano Fidanzati, 75 anni. Il primo, giovane e "rampante" killer, considerato il successore di Salvatore Lo Piccolo, beccato in un appartamento del centro storico non distante dal tribunale di Palermo, dopo una latitanza che durava dal 2006. Il secondo, latitante dal 2008 e noto esponente del narcotraffico, ritenuto dai più il capo della famiglia dell'Acquasanta, beccato in compagnia del cognato in Via Marghera a Milano.

Il tutto all'indomani della parole pronunziate nel corso della sua deposizione nel processo Dell'Utri dal pentito Spatuzza: "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia,che non erano come quei quattro “c...” socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5". E poi, proseguendo, Spatuzza citando ancora una volta Graviano: "C'è di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani."



"Farneticazioni", ha detto il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che smentisce anche l'ipotesi circolata in alcuni ambienti sugli "arresti a orologeria", fatti cioè proprio dopo le insinuazioni di Spatuzza.

"E' un risultato che deve riempire di gioia tutti gli Italiani onesti e credo faccia giustizia delle farneticazioni di questi giorni sul Governo e la mafia. Negli ultimi 50 anni nessun Governo ha fatto di più di questo nella lotta contro la criminalità organizzata".
Anche il Premier Silvio Berlusconi esprime grande soddisfazione per gli arresti dei due esponenti di Cosa Nostra, e ringrazia le forze dell'ordine.
"Queste due brillantissime operazioni sono una risposta anche a tutte le calunnie a me e al Governo da parte di persone irresponsabili che con il loro agire non fanno che gettare fango sulla nostra immagine internazionale"- dichiara il Presidente del Consiglio.


Adesso rimane da assicurare alla giustizia il superlatitante Matteo Messina Denaro, considerato il numero 1 di Cosa Nostra. Frattanto, venerdì 11 Dicembre è prevista nel corso del processo Dell'Utri la deposizione dei fratelli Graviano. E se, sulla scia della coincidenza verificatasi in precedenza, si verificasse un'altra coincidenza con cattura eccellente di Messina Denaro, magari proprio giorno 12 Dicembre o giù di lì?...


Milano- Palermo andata e ritorno...

sabato 5 dicembre 2009

5-8 Dicembre: la Fitetrec-Ante sceglie Piazza Armerina come sede del 2° "Equiraduno Nazionale d'Inverno"




Piazza Armerina dal 5 all'8 Dicembre sarà la sede del 2° "Equiraduno Nazionale d'Inverno". Il prestigioso evento, patrocinato dal Comune di Piazza Armerina ed organizzato dalla Fitetrec-Ante, all'insegna della riscoperta del territorio e della tradizione, testimonia come il turismo equestre non si fermi durante l'inverno. Dopo il grande successo del 1° "Equiraduno Nazionale d'Inverno" tenutosi in Sardegna, per il secondo evento organizzato dalla Federazione nella stagione fredda è stata scelta la bellissima terra di Sicilia, precisamente la Città di Piazza Armerina, alla scoperta di luoghi in cui la natura è ancora selvaggia ed è pervasa dalla storia e dai miti di un territorio dall'atmosfera particolarmente suggestiva. In particolare, la manifestazione attraverserà parte del territorio della Provincia di Enna, particolarmente vocato per il turismo equestre, percorrendo con i cavalli le antiche trazzere che si snodano tra importanti siti archeologici e mitologici per giungere alfine nella Città dei mosaici.
Viste le premesse, l'evento costituisce sicuramente una grande occasione di efficace promozione dell'immagine di Piazza Armerina.
"Una manifestazione dove il territorio della provincia di Enna, dalla spiccata vocazione per il turismo equestre, mostrerà la sua straordinaria e naturale bellezza" - ha commentato il Sindaco Carmelo Nigrelli nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa.
"Un’ulteriore tassello verso la creazione di un turismo di nicchia che si lega allo sviluppo stabile del nostro territorio completando l’opera di valorizzazione del nostro incredibile patrimonio su cui deve puntare la nostra strategia politica e di mercato” - ha dichiarato il Vicesindaco Teodoro Ribilotta, promotore della manifestazione.
Il clou della manifestazione è previsto nei giorni 7 ed 8 Dicembre, quando i cavalieri partecipanti, dopo avere percorso le tratte di avvicinamento previste, delle passeggiate di circa 90 chilometri ciascuna ("Via delle miniere", "Via del grano", "Via dei Greci"), raggiungeranno il territorio di Piazza Armerina. L’appuntamento è fissato per lunedì 7 Dicembre alle 13.30 presso il centro fieristico della Città di Piazza all'interno della cosiddetta area ex Siace, sita in contrada Bellia, ove si raduneranno i manifestanti che dopo la scuderizzazione dei cavalli ritireranno i gadget e i pass. La mattina successiva, giorno 8 Dicembre, la partenza dall'area ex Siace è fissata intorno alle 9,30 e i cavalieri, dopo avere percorso in corteo le vie della Città e con l'apporto di un intrattenimento musicale popolare e folkloristico, porgeranno il saluto ufficiale alla Città di Piazza Armerina in Piazza Falcone e Borsellino. Per l’occasione saranno coinvolti, oltre al Reparto Ippomontato della Forestale, anche i Reparti a cavallo della Polizia di Stato e dei Carabinieri.
Da sottolineare, come l'intera Provincia di Enna offra delle opportunità di scelte escursionistiche di grande valore culturale. Infatti, seguendo le antiche e suggestive "trazzere" (strade rurali), è possibile raggiungere a cavallo importanti siti archeologici e mitologici quali: la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, i resti dell'antica città di Morgantina nel territorio del Comune di Aidone, gli scavi dell'area di Rossomanno, il Parco minerario di Floristella nei pressi di Valguarnera, il Parco naturale Ronza, il Lago di Pergusa ad Enna.

giovedì 3 dicembre 2009

Oliviero Bhea risponde a Celli



Caro Celli, ho letto con grande interesse la Sua lettera aperta affidata alla prima pagina di Repubblica di lunedì. In essa esorta i Suoi figli, alla lettera il ventitreenne Mattia studente di ingegneria meccanica ma in generale i giovani italiani, a scappare da questo paese ormai insalvabile. Mattia risponde in una nota di agenzia che ci penserà.La lettera ha provocato molte reazioni negative e qualche adesione positiva, e presumo altre ne stanno seguendo mentre scrivo. I motivi per cui “evadere” sono secondo Lei vari e più o meno i soliti. Non starò a ripetere qui quello che in tanti pensiamo e scriviamo dello stato comatoso dell’Italia. Non fa i nomi dei responsabili, forse perché formerebbero una guida telefonica, forse per altri motivi tra cui quello per il quale Le sto scrivendo. Per chi non lo sapesse, preciso che in questo momento Lei è Direttore Generale della pregiatissima Università privata Luiss, un laboratorio per la formazione della nuova classe dirigente del Paese.E’ probabile che, vista la Sua carica e la Sua responsabilità, se con la sentita missiva avesse presentato le Sue dimissioni qualcuno avrebbe apprezzato la Sua coerenza. E stiamo arrivando al punto. Proprio qui, qualche settimana fa, rivolgendomi ai visitatori di questo portale anche ai lettori delle mie righe, citavo Paul Valery e il suo “Quando non si può attaccare il ragionamento si attacca il ragionatore”. Disciplina sportiva assai praticata da noi, e della quale mi dolevo sulla mia pelle. E’ giusto quindi che precisi fin da subito che nel Suo caso non posso davvero scindere ragionamento e ragionatore.Detto altrimenti, per sostenere certe posizioni bisogna avere la faccia per farlo. E più si va avanti (indietro) scivolando per la china italiana, meno si trovano “facce” adatte e inattaccabili. Il potere non solo logora ma sporca. Quindi se ricordo a chi legge che Lei ha avuto importantissimi incarichi manageriali nella sua vita, dall’Omnitel all’Olivetti, dall’Eni all’Enel, alla Rai prima da capo del personale e poi da Direttore Generale (lì ci siamo conosciuti e ho apprezzato il suo impatto romagnolo a base di sigaro e simpatia), poi a Ipse 2000 (rammenta il fallimento e i disoccupati di quell’impresa telefonica?), poi a Unicredit prima della Luiss, è perché siamo quello che siamo stati e anche i ruoli che abbiamo ricoperto.Nel mio libro Italiopoli, edizioni Chiarelettere, c’è un capitolo dedicato a Lei e a uno dei Suoi successori, Flavio Cattaneo, intitolato “La mano destra, la mano sinistra. In tv”, teso a dimostrare documentalmente che i danni che ha fatto Lei da sinistra pur essendo uomo colto e avveduto valgono quelli che ha fatto Cattaneo da destra invece simile a un bravo di Don Rodrigo, cito una Sua intemerata: “Ho sperato di cambiare la Rai, adesso alzo le mani in segno di resa. E’ una Rai in mano ai partiti… La sinistra ci ha fatto più danni della destra. In Rai si pensa solo a come tenersi buona la poltrona”. Lo ha dichiarato Lei l’11 dicembre 2000, ed era ancora, dopo due anni, Direttore Generale della stessa.Domanda: chi lo aveva piazzato lì? Era entrato per concorso? E in tutti gli altri posti con ruoli ripeto rilevanti per una persona di spessore, non aveva/ha avuto bisogno della spinta o della protezione della politica? Perché questo è il paese, ci dice Lei con altre parole nella lettera a Mattia.E dunque tutti i padri che non hanno goduto del Suo (come di tutta la classe dirigente) “scudo” politico? E tutti gli altri figli che non sono nella situazione comunque privilegiata di Mattia? Che ne facciamo? Siamo sicuri che possa partire da Lei una crociata sui mali di quest’Italia? E Lei che ha fatto davvero, quali scelte, quali rinunce, per guarirli, questi mali, oltre che farsi piazzare metaforicamente (????) nella Asl di competenza per dirigerne il funzionamento? E Lei allora il medico che può parlare?C’è differenza tra Lei e - poniamo - Gino Strada tanto per proseguire sulla strada di una metafora reale? Se l’avesse detto Strada sarebbe suonato come un allarme diverso, autentico, più credibile, oppure no? Come legge, non entro nel merito di quello che ha scritto, che temo in questo caso sia tinto differentemente da chi lo scrive, che ha sempre fatto parte di una classe dirigente responsabile della riduzione in questi termini del Paese da cui invita ad andarsene.In tutta la Sua lunga e premiata, meritatamente premiata carriera, davvero Lei si è opposto a questo declino che denuncia per i figli d’Italia? Vogliamo parlare dei padri? E nel caso, chi dovrebbe andar via dall’Italia magari lasciando qui il metaforico bottino, Suo figlio o non piuttosto Lei stesso?Cordialmente Suo O.B.

mercoledì 2 dicembre 2009

Gianfranco Fini: va in onda il fuorionda...


Dopo la diffusione del fuorionda di Fini è sempre più scontro nel Pdl. Il Ministro Claudio Scajola dichiara: "E' fuori dalla linea del partito".


I fatti. Durante un convegno a Pescara il 6 novembre scorso, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, terza carica dello Stato, critica Silvio Berlusconi e commenta le inchieste sulla mafia che vedrebbero implicato il Cavaliere affermando che si tratta di "una bomba atomica". Non senza avere prima paragonato il Premier ad un Imperatore Romano, che confonde il consenso popolare, che lo legittima a governare il Paese, con una sorta di assorbente immunità totale da ogni autorità di garanzia ( Corte dei Conti, Corte Costituzionale, Presidente della Repubblica, Magistratura, Parlamento e quant'altro). Ma c'è di più. Il Presidente Fini, ieri sera chiamato in causa, telefona in diretta a "Ballarò", rivendicando le sue parole con un esplicito: "Non devo spiegazioni". A quel punto il povero Ministro per i Beni Culturali e Coordinatore del PdL, Sandro Bondi, zittito pesantemente dalle telefonata di Fini, non può che concludere con un laconico: "Sono amareggiato..."

Nonostante il malriuscito tentativo del Ministro Angelino Alfano di gettare acqua sul fuoco, parlando di equivoci da superare, il Ministro per le Attività Produttive, Claudio Scajola, a margine del foro di dialogo tra Italia e Russia, lapidario commenta: "E' fuori dalla linea del partito."

Rassicurazioni sulla tenuta della maggioranza arrivano nientepopodimenochè dalla Gelmini. Ma probabilmente coglie nel segno il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, quando parla di centrodestra in confusione.

Gianfranco Fini sicuramente non è un pivellino della politica. Probabilmente le sue esternazioni, frutto di un'impostazione di fondo oramai vistosamente divergente rispetto alla deriva autarchico-reazionaria del pensiero e dell'azione del Premier, nascono dall'esigenza di prepararsi il campo per un domani che ormai non appare più troppo lontano. Il centrodestra, così come lo abbiamo conosciuto in questi ultimi anni, e cioè come promanazione di un'entità costruita attorno al personaggio Berlusconi forse è davvero arrivato al capolinea?...

martedì 1 dicembre 2009

minareti, campanali , crocefissi



Il referendum svizzero che interdice la costruzione di nuovi minareti esprime, secondo il parere di molti, innanzitutto paura. Ma paura di che cosa, considerato che il minareto – parente prossimo del nostro campanile - altro non è che uno strumento di diffusione del messaggio religioso e di invito alla preghiera? Preghiera e non chiamata alle armi. In Italia la Lega plaude al risultato del referendum e da qualche buontempone (il viceministro Roberto Castelli) viene proposto l’inserimento del crocefisso nel nostro tricolore (come direbbe Ezio Greggio: «‘so ragazzi»). Chiariamo: il minareto e la croce sono simboli religiosi e sono rivolti a chi appartenga a l’una o all’altra religione. Non si tratta di strumenti di potere o di mezzi bellici (anche se c’è chi ne fa tale uso) e si tratta, solo in parte, di manifestazioni di una tradizione culturale. Se svilissimo i segni della fede a semplici espressioni della nostra tradizione o della nostra identità storica, faremmo torto a tutti quelli che in tali segni credono davvero. Chi si vuole appropriare di quei simboli rammenti che l’uomo che fu affisso a quella croce andava dicendo «Vi riconosceranno da come vi amerete» (Gv 13,35) e non da quanti crocefissi avrete appeso. Attenzione, dunque, a costruire sul crocefisso o, per converso, sul minareto, il racconto di una civiltà e la sua istituzionalizzazione. Se questo può contribuire a rafforzare una cultura e darle un senso pubblico, può anche condurre a una sorta di secolarizzazione del significato più profondo della sua ispirazione di fede. Si otterrebbe così l’esatto opposto di ciò che ci si propone: una sorta di mondanizzazione, con pretese di egemonia o con tendenze al vittimismo, della stessa esperienza religiosa.