venerdì 23 gennaio 2009

Donne: vuoti a perdere




Pubblicai questo articolo su Piazza Grande nel 2005 dopo l'omicidio di Debora. Oggi sento l'esigenza di riproporlo alla luce delle violenze che si sono consumate nelle ultime ore nel nostro Paese. Aspettiamo ancora che qualcosa cambi...
L'ultima si chiama Debora ma potrebbe chiamarsi Maria, Giusy, Chiara, Enza. Potrebbe essere nostra figlia, nostra sorella, nostra moglie. Potrebbe avere quindici anni e immaginare il sesso come una cosa bella e pulita, potrebbe averne quaranta e scendere da un pullman dopo una giornata di lavoro e avere solo fretta di tornare a casa.Donne che ci sembrano lontane, eppure forse le abbiamo incrociate, abbiamo con loro scambiato uno sguardo fermi al semaforo, abbiamo fatto con loro la fila al supermercato.Donne come noi. Ascoltiamo dai telegiornali le notizie degli ultimi stupri e mentre il cronista descrive il luogo del delitto e l'indifferenza della gente noi continuiamo a mangiare, a buttar giù l'ultima forchettata di spaghetti al pomodoro. E mentre siamo alla frutta abbiamo già dimenticato le parole del giornalista, incalza un'altra notizia; c'è la Lecciso di turno e la velina con il suo calciatore e questo ci permette di passare al caffè archiviando persino i pensieri.In questi anni si è consumata una strage silenziosa, una strage di cui ci si occupa poco. Non fa audience parlare di stupro e di violenza sulle donne. E meglio far vedere un'italietta che sculetta piuttosto che il volto tumefatto di una donna che ha subito violenza. Amiamo definirci una società civile - ma alla fine siamo solo un Paese che non è in grado di difendere i propri cittadini. Il caso di Debora dovrebbe farci riflettere. Dieci anni è durata l'agonia silenziosa di questa giovane donna. Lenta e inesorabile come una malattia che ti consuma e di fronte alla quale non ci sono terapie. Proviamo, solo per un attimo, a pensare cosa sono stati questi anni per Debora. Un incubo senza fine anzi, un incubo che ha avuto una fine ed era una fine annunciata, una morte già scritta. Quante donne sacrificate per quello che poi qualcuno ha fatto passare per amore, per gelosia, per disperazione. Perché gli uomini si giustificano. Loro uccidono solo per amore, solo per disperazione, solo per gelosia. L'altra sera ad una delle tante trasmissioni idiote che dispensa consigli su come proteggersi dalle violenze il tuttologo di turno dava tutta una serie di indicazioni su come vestirsi, su come camminare, su come parlare. come se quando si consuma una violenza la colpa è sempre della donna. E' lei che non ha saputo vestirsi, non ha saputo camminare, non ha saputo scegliere bene l'ora in cui rientrare dal lavoro, non ha saputo scegliere nemmeno un maledetto pullman con cui rientrare a casa... Il ministro Calderoli tuona contro le violenze e promette taglie e castrazione chimica e a queste esternazioni si alza un coro di proteste.Da una parte quelli che ritengono che la legge del taglione va bene solo per le società del terzo mondo, dall'altra quelli che vogliono pene più severe quando basterebbe applicare quelle che già esistono. Tutti a scandalizzarsi, in un paese che sembra essere ripiombato nel falso perbenismo di cinquant'anni fa. Un paese che mostra cifre impressionanti sulla prostituzione minorile. Un paese che vede sui marciapiedi delle nostre città baby prostitute sotto i sedici anni. E' necessario che l'intera società si faccia carico di questo problema morale. Non si può diventare complici dello stupro quotidiano di bambine messe nella incapacità di reagire. Chi ha rapporti sessuali con minori di sedici anni non è un "cliente", ma un violentatore e colui che pensa che le donne sono solo merce, è colui che la sera tornando a casa si siede a tavola a commentare le notizie dell'ultima violenza. Sappiamo che né le taglie, né la castrazione chimica sono la soluzione al problema. Dobbiamo pretendere che le leggi vengano applicate, che ci sia la certezza della pena, senza sconti né patteggiamenti. Perché la violenza sessuale è un crimine contro la persona. E' un crimine contro l'umanità come nel caso degli stupri di massa. La violenza sessuale è una ferita profonda che nessuno mai potrà cancellare. Ed è per questo che le donne devono continuare a denunciare, ed è per questo che la nostra società deve proteggere le vittime della violenza. Ed è per questo che bisogna creare più luoghi dove potere accogliere le donne vittime di violenza, ed è per questo che bisogna chiedere più sostegno psicologico per quelle donne che devono rimettere insieme i cocci della loro vita andati in frantumi in una sera d'inverno su un maledetto pullman aspettando di tornare a casa. Maria Grasso

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