lunedì 9 marzo 2009

Scuola: progetti o progettificio?...


Una teoria sociologica trasferita alla scuola ordinaria ha suggerito per anni di lavorare "progettualmente", cioè di tenere conto molto limitatamente delle prescrizioni ordinarie e di impegnarsi maggiormente sulle esigenze locali o individuali che risultino più rilevanti.
In una scuola di campagna in cui la risorsa principale siano i pomodori importa relativamente poco studiare la calotta artica e invece è vitale conoscere quali siano le condizioni climatiche che favoriscono lo sviluppo dei vari tipi di agricoltura, quali sono i mercati mondiali interessati alle produzioni e alle lavorazioni di pomodori, quali possano essere le modalità di marketing del prodotto locale.
Dunque il progetto "pomodoro" potrebbe avere un peso preponderante rispetto al normale corso di geografia. Su questo fondamento che di per sé non è del tutto peregrino (a condizione di essere limitato nell’applicazione) si è fondata invece una filosofia dell’insegnare che ha trasformato la scuola italiana in un cantiere di progetti. Si è progettato (e si continua a farlo tuttora) di tutto: dai rapporti con le isole dell’Egeo alla danza celtica, dallo yoga alle muraglie medievali, dal decoupage alla cucina macrobiotica. E tutto questo non come attività marginale, ma come impegno principale di scolari e maestri.
Una preside che voleva mostrare di essere aggiornatissima, qualche stagione addietro, affermava con orgoglio che nella sua scuola si opera solo per progetti e tutto il resto, cioè l’ordinato svolgimento del corso di studio tradizionale, restava solo come fastidioso ricordo del passato.
Conseguenza: in quella scuola (e in molte altre) gli alunni sapevano tutto su Garcia Lorca o sui dromedari (secondo i progetti ideati dai docenti), sono partiti per le Bahamas o per la Bulgaria, mentre il livello delle conoscenze ordinarie (sapere leggere e scrivere correttamente, avere rudimenti di matematica ecc.) è sceso paurosamente.
Va aggiunto che la smania progettifera dei docenti e di alcuni presidi è incoraggiata dai sussidi precuniari assegnati ai progetti che li trasformano in affari economici, o almeno in una gitarella fuori porta.
La domanda nasce spontanea: Scuola come agenzia formativo-educativa o come progettificio da businnes aziendale?...

1 commento:

Anonimo ha detto...

QUESTIONE MORALE , QUESTIONE ORALE E MORALE DELLA QUESTIONE.

Il centrodestra è riuscito a Piazza Armerina a portare in aula “la questione morale”. Giorno 20 i capigruppo hanno deciso che si parlerà nell’aula consiliare del concorso a ragioniere capo del comune a cui ha chiesto di partecipare, avendone i titoli, l’attuale presidente del consiglio comunale , Calogero Centonze. Cosa accadrà ? Assolutamente nulla . La mozione , qualunque essa sia, verrà respinta dalla maggioranza di centrosinistra. Risultato? Si sarà perso tempo a discutere di una vicenda che è un semplice “conflitto d’interessi” a cui i cittadini sono ormai assuefatti da esempi ben più eclatanti a livello nazionale. La “questione morale” si trasformerà in una “questione orale”.

Non dico che dell’argomento non occorre parlare, ma dedicare ore di dibattiti, riunioni, articoli sui giornali è uno spreco di energie inutile e forse dannoso alla comunità.
Morale della questione? Cerchiamo di riportare i nostri politici che vorrebbero volare alti coi piedi per terra. Esiste qualche consigliere comunale disposto a portare in aula il problema della crescente povertà ? C’è qualcuno trai i venti che si è posto il problema di come affrontare i giorni difficili che ci aspettano? Qualche mente illuminata potrebbe chiedere un rapporto sull’attuale situazione delle famiglie a rischio ?
La morale della questione è che forse occorre parlare di problemi reali e ben più importanti di un conflitto d’interessi di facile soluzione. D’immorale c’è il fatto che nessuno parla di problemi reali.
Visto che nessuno lo fa ci proviamo noi cittadini a stimolare il dibatto politico su temi che riguardano la collettività. Ecco la nostra proposta: convocare con urgenza un consiglio comunale per discutere il seguente ordine del giorno: rinuncia per un anno al gettone di presenza dei consiglieri comunali e di tutte le indennità di carica a favore delle famiglie disagiate.
Non risolve i problemi? Poco importa. Sarà solo un gesto simbolico? Che ben vengano i gesti che fanno riscoprire il valore della solidarietà umana e che possono avvicinare i politici e la politica ai cittadini.

Nicola Lo Iacono
Pubblicato su Startnews.it

(potete pubblicarlo? )