martedì 31 marzo 2009

Da Riace arriva una lezione di integrazione "equa e solidale" e nel canale di Sicilia si continua a morire

RIACE (REGGIO CALABRIA) - "Riace, paese dei Bronzi", recita il cartello d'ingresso al paesino della locride che era noto solo perché nel mare jonio vennero ritrovate nel 1972 le due famose statue oggi esposte al Museo di Reggio Calabria. Ma Riace è diventato, in verità, molto più famoso in questi mesi soprattutto perché i suoi 400 abitanti guidati da un sindaco coraggioso, Mimmo Lucano, hanno messo in atto un avveniristico progetto di integrazione con gli immigrati che sta facendo gridare al miracolo. Arrivano curiosi e giornalisti da tutt'Europa.
Cosa hanno fatto a Riace ma anche paesi vicini come Caulonia e Stignano? Una cosa assai semplice: grazie all'aiuto concreto della Regione Calabria gli immigrati lavorano in laboratori artigianali assieme ai giovani del paese; nelle case cadenti del centro storico del paese, abbandonate dagli emigrati calabresi finiti in Germania o a Milano, sono stati ricavati alloggi che vengono destinati agli immigrati. Il dato finale di tutta questa semplice operazione è che a Riace gli immigrati non solo non vengono cacciati ma al contrario accolti.
Nei vicoli di Riace è così un fiorire di questi minuscoli laboratori dove si lavora il vetro, l'argilla,i tessuti.
Nei laboratori della tessitura e della lavorazione del vetro - dove si sperimenta l'esperienza delle borse-lavoro finanziate dalla Regione - le ragazze eritree e somale hanno imparato a fare tappeti, cuscini, coperte apprendendo l'antichissima lavorazione della ginestra, e poi lampade, oggetti tipici. Tutto nella più assoluta normalità, che coinvolge ormai un centinaio di persone, ed in cui il vecchio borgo di origini magnogreche ha accettato questa inedita forma interetnica. "Riace -dice il sindaco Lucano - è la dimostrazione di quanto le paure dell'altro siano soltanto propagande politiche, usate in maniera strumentale. E soprattutto sono basate sulla non conoscenza. Quando le persone si conoscono in maniera graduale, con attenzione ai numeri (gli ospiti sempre in proporzione al numero degli abitanti) il pregiudizio svanisce anche in un territorio povero come il nostro. Anzi da noi i rifugiati sono diventati una vera e propria risorsa e i riacesi lo sanno bene. Molto più loro dei Bronzi che di fatto qui non li abbiamo mai visti. Con l'arrivo dei rifugiati si è creato un meccanismo virtuoso che ha rimesso in moto lo sviluppo locale. E ultimamente siamo anche diventati un modello esportabile, visto che la Regione Calabria sta lavorando ad una legge proprio sul modello "Riace". Le volontarie dell'associazione "Città Futura" aiutano l'inserimento e in un vecchio palazzo baronale del XVII secolo abbandonato, Palazzo Pinnarò, hanno anche aperto la scuola di alfabetizzazione per i bambini, molti dei quali nati in Italia, a Lampedusa o in altri centri di accoglienza.
Questo articolo stamattina stride con l'altro riportato su tutte le agenzie: 300 dispersi nel canale di Sicilia. Non è piu' tollerabile questa strage quotidiana. Dobbiamo fare qualcosa, pretendere che si trovino delle soluzioni diplomatiche. Non possiamo piu' far finta che tutto questo non ci tocchi. Non possiamo dimenticare che anche noi siamo stati un popolo di migranti. E' un appello il mio perchè si mobilitino gli uomini e le donne di questa terra . Voglio gridare BASTA con queste stragi. BASTA con questo silenzio che mi fa sentire complice di questo eccidio.

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