mercoledì 17 dicembre 2008

Caro Renato


Il lavoro è donna e le donne lo sanno benissimo, caro Renato, gli uomini lo sanno un pò di meno o almeno fanno finta di non saperlo ma i dati , se avessi il tempo e la voglia di leggerli, non lasciano dubbi. L'ISTAT li ha raccolti in un volumetto dal titolo benevolo "Conciliare lavoro e famiglia" e trattandosi di indagini campionarie sono forniti dai diretti interessati in questo caso le donne.


Figurati che persino in quei Paesi, come la Scandinavia, nei quali la parità uomo-donna è più radicata, la divisione dei compiti fra gli uomini e le donne non ha subito trasformazioni radicali.

Immaginati quale possa essere la situazione in un Paese mediterraneo come il nostro, imbevuto di archetipi e di pregiudizi vari sull'universo femminile.

La situazione delle donne italiane nella società, in ufficio, a casa è persino peggiore di quella delle donne di Paesi considerati tradizionalmente ad alto tasso maschilista, come la Spagna e la Grecia.

Vogliamo ricordarti, caro Renato, che la situazione degli asili nido, del tempo pieno a scuola, dei servizi offerti, dei pacchetti di aiuti per i figli è assolutamente inadeguata ad un Paese civile come dovrebbe essere il nostro e non permette alle donne di conciliare la dimensione domestica con la dimensione socio-lavorativa. In poche parole: fra lavoro a casa e in ufficio, le donne iniziano prima, finiscono dopo, dormono meno degli uomini e delle altre colleghe europee, hanno meno tempo per sè. Si sudano la giornata sette giorni su sette senza mai staccare la spina, neanche nei fine settimana. Nessuna donna al ritorno dal lavoro si butta in poltrona senza alzare più un dito, mentre così fa un uomo italiano su tre.


Ti chiediamo e vorremmo che rispondessi a questa semplice domanda: dopo questa brevissima missiva sei sempre del parere di parificare l'età pensionabile delle donne a quella degli uomini e cioè a 65 anni?

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