sabato 6 dicembre 2008

Una città a misura di bambino



Un tempo le città erano luogo di incontro e di scambio, luogo dove si poteva passeggiare tranquillamente, fare acquisti di ogni genere, socializzare. La città era il primo posto di socializzazione per tutti gli individui, era la prima scuola di educazione civica e la prima fonte di apprendimento sociale. Purtroppo però oggi gli spazi verdi sono sempre più ridotti, i grandi parchi non ci sono e laddove ci sono si trovano in condizioni penose e risultano sempre più affollati. Anche le persone sono meno tolleranti, capita di trovare il signore infastidito dal rumore della palla di un gruppo di ragazzini, o la signora che si lamenta di non riuscire a passare comodamente tra un passeggino fermo su un marciapiede e una mamma piena di borse della spesa, che nel frattempo sta dando da bere al bambino che iniziava a strillare. Una vera giungla. Ma dove si vuole arrivare? Le città hanno oramai preso come punto di riferimento l'adulto ed è probabile che questa sia proprio una delle cause del degrado generale; ricordiamoci che il bambino è un cittadino e, proprio perchè piccolo, ha bisogni ed esigenze a cui è necessario dar voce con la mediazione degli adulti . Tentare di proteggere i bambini dal disagio sociale di oggi richiudendoli in aree specializzate e segregate ne impoverisce la crescita e contribuisce a promuovere una condizione sociale sempre più dominata dall'individualismo. Oggi sono pochi i bambini che possono vivere l'avventura di esplorare e conoscere la propria città: l'ansia dei tanti pericoli, i rischi derivanti da un traffico incontrollato, strade costruite solo per le auto e tante barriere fisiche e mentali impediscono ai più piccoli di crescere fuori dalle mura di casa. Riappropriarsi degli spazi urbani, del poter vagabondare, del poter compiere da soli alcuni tragitti e poter stare in vari luoghi di aggregazione, del frequentare in autonomia quei luoghi informali di comunità che sono le strade, le piazze ed i giardini, rappresenterebbe una conquista per i più piccoli ma farebbe respirare anche ai più grandi una nuova dimensione di libertà. Forse non ci stiamo rendendo conto che stiamo perdendo le nostre città e le nostre più antiche origini: stiamo perdendo la possibilità di crescere e di far crescere le future generazioni in ambienti ricchi di storia e di cultura, ma stiamo anche perdendo la veridicità di questi ambienti, che sono sempre più omogenei e standardizzati e non si distinguono quasi più l'uno dall'altro. La qualità della città che vogliamo dovrebbe essere il frutto di studi attenti e di lunga durata, uno studio che non contrapponga gli interessi economici e lo sviluppo alla qualità sociale ed ambientale dei luoghi in cui viviamo, uno studio centrato sulla ricerca del benessere e della vivibilità, uno studio che dia sempre più spazio ai bambini, che rimangono comunque il metro più valido di giudizio per gli adulti: dove loro riescono a giocare, noi riusciamo a vivere.

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