mercoledì 31 dicembre 2008

Femminilmente in Giallo

"Gita al largo"

di Nicoletta Urso

PARTE II
(CONTINUA)...Effettivamente la moglie era stata una ragazzina assai precoce. Un cugino che era cresciuto con lei era stato il suo primo amante e poi aveva continuato alla grande. I suoi vecchi, contadini benestanti, erano chiusi e consideravano la castità un bene incommensurabile, se avessero saputo delle tendenze della figlia ne sarebbero morti ma lei seppe sempre bene come non farsi scoprire.
Ma poiché, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, restò incinta apparentemente di Antonio, dovette dirlo ai genitori i quali appunto lo costrinsero a sposarla.
Della sua situazione matrimoniale Antonio in realtà non si poteva lamentare: non faceva niente, a suo dire si occupava dell’amministrazione delle terre della moglie, e viveva benissimo. Lei poi che aveva due facce: donna di letto e ipocrita frequentatrice di chiese e di processioni lo divertiva , anche se era un riso amaro perché sapeva di essere un cornuto e per lui che aveva la mentalità da antico siculo, cioè l’uomo può fare quello che gli va ma la donna no, era una vergogna tremenda. Lei però ne rideva, sapeva di averlo in pugno perché lo foraggiava e per questo lui non l’avrebbe mai lasciata. Lui era il bello del paese ed era suo, anche lui, come tanti altri perché lei oltre a essere una bella donna sapeva anche molto bene come, con i suoi sguardi, attizzare gli uomini.


Le figlie, con le stesse tendenze della madre, abitavano al nord. Avevano scelto facoltà universitarie nuove che si trovavano lontano apposta per poter fuggire da quel paese che odiavano. Non si sa se studiavano ma di sicuro si sollazzavano in altra maniera. La madre sapeva ma non se ne curava più di tanto, anzi pensava che così le figlie si sarebbero affrancate da quella vita piccolo borghese che invece lei, per colpa dei genitori, doveva sopportare. Tanto, pensava, al momento opportuno le avrebbe dotate bene e sicuramente un cornuto come il padre lo avrebbero trovato e si sarebbero rifatte la reputazione. Ma in realtà non desiderava questo destino per le figlie, non voleva che si imborghesissero, le voleva libere e indipendenti senza strascichi di mariti e figli.
Antonio invece, malgrado fosse un donnaiolo impenitente, avrebbe voluto per loro una vita più tranquilla. Non avrebbe voluto mandarle all’università del nord ma non aveva potuto avere voce in capitolo: lui era solo un dipendente per la moglie che prendeva autonomamente qualunque decisione. Ora lui poteva sopportare le corna della moglie ma non accettava il comportamento debosciato delle figlie anche se ne dava tutta la responsabilità alla moglie. Lei che con quella sua filosofia da libertina le aveva cresciute libere, libere di ritirarsi quando volevano e di frequentare chi gradivano. I suoi parenti sapevano che in casa era solo un burattino e questo lo faceva soffrire e vergognare.




Da qualche tempo stava succedendo qualcosa ad Antonio...(CONTINUA)

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